mercoledì 19 novembre 2008

[...] [Lei] teneramente mi disse: "Oh Moro, tu, strano uomo nero, sempre così pieno di tesi, e mai una porta di chiesa alla quale poterle inchiodare."

Ora ho dunque creato un luogo dove iniziare a mettere un poco dei miei fogli sparsi. Ecco tutto.

"Oh, santo cielo", disse Alice strofinandosi gli occhi ed allontanando da sé il turbine di foglie che l'aveva svegliata. "Ho fatto un sogno così inquietante: ero l' Imperatrice dell' India. Rosemary! Dove è andata quella pelandrona? Ah, m'ero proprio dimenticata di averla licenziata. E sì che si era comportata con una tale sfacciataggine. eccola con la valigia già pronta. Mi fa piacere". Le parole di Alice erano piuttosto severe mentre la cameriera entrava nella stanza con scialle e cappellino, pronta a partire.
Alice notò con piacere che era deferente, quasi ossequiosa. "Mi ha chiamato, signora?" "Prima di andartene - c'é ancora una mezz'ora prima dell' ultimo treno, quindi hai tutto il tempo - raccogli queste foglie volate attraverso la finestra che hai lasciato aperta così sbadatamente". La ragazza mise giù scialle e valigia prima di inginocchiarsi per rassettare il disordine. Era proprio attraente, Alice doveva ammetterlo; in effetti la sua avvenenza era stata"l'ultima goccia": Rosemary era piaciuta tanto a Roland, il marito di Alice, da farle pensare che forse egli indugiava con lo sguardo un' ombra di troppo sulle sue forme. Mentre osservava la snella figura inginocchiata a raccogliere le foglie, la colse il timore di essere ingiusta.
Poi soffocò ogni dubbio. disse tra sé,: "Il suo comportamento col povero Tom è stato davvero intollerabile".
"Ho messo tutto in ordine, signora" disse infine, "posso andare ora?"Alice era quasi pronta a lasciarla andare quando Rosemary aggiunse: "Adesso è quasi ora e dicono che questo sia proprio l'ultimo treno". Alice, celebre anche lei per la sua bellezza, lasciò che la compassione che si era insinuata nella sua espressione si dileguasse per sfumare nella solita insolenza. "Fammi vedere quello che hai raccolto" disse prendendo le foglie dalle mani nervose di Rosemary. Era consapevole che le foglie che stava osservando con ostentata lentezza erano le pagine di una Bibbia smembrata.
"Oh, per favore signora, posso andare ora?" esplose Rosemary "altrimenti prenderò il treno, e dicono che sarà davvero l' ultimo prima che arrivi il nemico. Voglio andare, la prego!" implorò. "Con Tom?". "Sì, signora...e, per favore, perché non partono anche lei e Roland? Sono certa che sarà pericoloso quando arriveranno i soldati nemici".
Alice si tirò su altezzosamente. " Sono certa che il signor Roland sarà assolutamente al sicuro qui con me." "Oh, signora, non volevo dire questo, davvero non volevo. Posso andare ora, per favore?" "Noi non scapperemo, questi sono dei nemici civili..." "Ma Rosemary, incapace dio sostenere oltre la situazione, aveva raccolto le sue cose ed era corsa via. Alice, rendendosi conto di essere sola, si mise a leggere le parole di un foglio stracciato: "I satiri si chiamavano l' un l' altro". Tutto qui.
Per un certo tempo sedette in silenzio, cupa, rimuginando. Stava scendendo la notte; poteva sentire i carri sferragliare verso ovest; uomini e donne; animali. Era coraggiosa. Si sentì orgogliosa di non essere impaurita come la sua cameriera. Cosa ci si poteva aspettare da Rosemary? "Dica al signor Roland di venire...", ma Rosemary se n'era andata; con Tom.

Così si conclude il Capitolo Uno del primo volume della trilogia "Memoria del Futuro, Il Sogno" di W.R. Bion. Una coppia di giovani aristocratici ed i loro domestici, sperduti nella campagna inglese, si apprestano, apparentemente ancora poco consapevoli della posta in gioco, a fronteggiare l'avanzata di un esercito invasore...Cosa lega tale capitolo alla breve citazione di Salomon Rushdie messa in ex-ergo a questo post di presentazione del mio blog?... il rimando è solo ai fogli sparsi, a brevi note e frammenti, che non trovano più posto preciso o una coerenza, e forse avranno come unico lettore il vento...gli uni riportano improbabili tesi, da inchiodarsi alla porta della chiesa, come le tesi rivoluzionarie di un Lutero, l' altra riporta ai frammenti sibillini di una bibbia ormai scompaginata e che già si porta via il vento assieme alle foglie; l' uno latore di tesi incendiarie e/o eretiche, come se ci fosse spazio ancora, dopo il dada, per lo scandalo dato dalle parole; l'altro vergato di oscuri passi dionisiaci che difficilmente troverebbero ancora un' interpretazione coerente e che paiono ancor meno attualizzabili: (quello letto è pur sempre un passo del Vecchio testamento, Isaia, XXXIV).



Rimane forse da chiarire almeno il nome del Blog: Fa riferimento ad una famosa raccolta di Koan del buddhismo zen la "Raccolta della Roccia blu", una raccolta dei tipici racconti paradossali su cui si esercitano gli allievi, tradotto dal maestro Dogen in giapponese e conservato per molto tempo nel monastero di ..., la raccolta prende il nome dal disegno di una roccia dipinta di blu messa nel frontespizio, a probabile ricordo del posto leggendario in cui sono stai trasmessi o semplicemnente sono stati tracciati poi sulla carta i segni relativi agli insegnamenti fino ad allora tramandati solo oralmente, da maestro a discepolo. Pietre e fogli e pensieri sparsi o poi ancora una volta raccolti (ma quest'ultimo è un compito lasciato più che altro al lettore). Una lunga tradizione di un pensiero assolutamente non convenzionale e prepotentemente selvaggio ed aurorale, si è conservato per lungo tempo, in attea di una mente che potesse anche lei contenerli, ed è scampato alla barbarie dei secoli, all' incklemenza degli avvenimenti, o anche solo alla incapacità del compiersi di una trasmissione autentica delle intuizioni la contenutevi per il tempo oscuro in cui la tradizione si era andata fatta incomprensibile ai contemporanei. io certo non mi propongo come tale mente, e certo queste non sono 'perle di saggezza', ma la cronaca e la testimonianza che tengo in pubblico per me, del farsi e del disfarsi delle sottili trame dei nostri pochi pensieri, che più frammentariamente mi sollecitano e forse tutti ci muovono, mentre assistiamo come nuovi barbari o i personaggi del racconto sognante di Bion, al franare improvviso e catastrofico dei modi convenzionali e delle fredde stereotipie di una Kultur demodé, ridicolamente aristocratica o inglese, di fronte ad una imminente e minacciosa invasione straniera...Poca cosa? Beh!? Per me è sempre meglio della condanna all' afasia e all' interdetto.
The Residents - third reich 'n' roll


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